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IL GIAPPONE |
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GEOGRAFIA
L’estremo lembo dell’Eurasia è costituito da una parte di isole (circa 4000 fra
grandi e piccole )che si estende lungo la costa del continente asiatico per ben
4700 Km.
Questa lunga catena insulare forma tre archi, ciascuno dei quali limita un mare;
a nord l’arco delle Kurili, che con l’isola di Sakhalin e la penisola di
Camcatka abbraccia il mare d’Okhotsk; al centro le isole giapponesi, che
delimitano appunto il mare del Giappone; più a sud l’arco delle Rjukju che con
la penisola della Corea e l’isola di Formosa chiudono il mare Cinese Orientale. Con
il nome di Estremo Oriente si suole indicare non solo questo ultimo bordo
insulare ma, anche al Cina e tutti i paesi sotto l’influsso Cino-Giapponese. Il
Giappone quindi non è che una piccola parte dell’Estremo oriente.
L’odierno Giappone è compreso grosso modo, tra il 30° e il 45° parallelo e
consta di 1042 isole, delle quali però hanno solo le quattro maggiori: Kiushu,
Shikoku, Ho-Shu e Hokkai-Do. L’origine delle isole giapponesi, secondo alcune
ipotesi formulate da geologi, proprio per la loro caratteristica montuosa, tanto
che i nipponici dicono che “Ovunque si vada in Giappone un monte non è mai
lontano” sono da considerarsi quali frammenti staccatesi dal continente asiatico
in deriva verso l’occidente (interpretazione del fisico-meteorologo tedesco
Alfredo Wegener).
Comunque, le isole che di esso fanno parte emersero alla fine del periodo
Paleozoico; ma l’antichissimo scudo cratogeno venne poi rotto e frantumato dai
grandi movimenti tectonici del Terziario, ai quali si deve la frammentarietà di
queste terre.
Corsi d’acqua brevi e rapidi, agendo su di un terreno accidentato, hanno
profondamente inciso le formazioni geologiche modellandone in vario modo la
superficie. Massicci elevati da fianchi scoscesi, catene di cui fanno cresta
coni vulcanici, interrotti da fratture o separati da depressioni, valli e piane
costiere ristrette, ove si addensa una popolazione eccessiva ma paziente e
disciplinata, formano il volto del Giappone, il quale va pertanto soggetto a una
media annuale di circa 1400 scosse sismiche, talune delle quali sovente
disastrose, e a maremoti di grande violenza. Ma
dopo ogni catastrofe, l’operoso popolo ricostruisce il distrutto, fa risorgere i
campi a nuova vita, come ogni giorno risorge il sole delle notturne tenebre. È
forse questo il motivo per cui il popolo giapponese, il quale si è sempre
ispirato ai diversi aspetti che può offrire la natura, per ogni manifestazione
del pensiero, fece assurgere a simbolo del proprio paese il rosso disco solare.
L’arcipelago giapponese consta delle quattro isole maggiori già nominate e di
moltissime altre isolette per una superficie totale di 368.566 Km quadrati. Le
isole maggiori sono separate fra loro da stretti angusti, che consentono facili
e rapide comunicazioni tra le une e le altre. Il
27% della superficie territoriale è occupata da vulcani che sono ben 219 dei
quali una sessantina ancora attivi. La maggior parte sono localizzati nell’isola
di Hon-Shu. Il vulcano più famoso è il Fuji che ebbe la sua ultima eruzione nel
1707. La
climatologia del Giappone è soggetta all’alternarsi dei monsoni che determinano
in maniera precisa gli andamenti stagionali. Pertanto si riscontrano notevoli
differenze di temperatura ad esempio: in inverno mentre nell’isola più
settentrionale Hokkai-do il termometro scende al di sotto di –10° nell’isola di
Kjushu, la più meridionale, si raggiunge una temperatura non inferiore a 7°. LA FLORA
Il
tipo di vegetazione spontanea predominante è rappresentata dalle foreste che
occupano il 54% della superficie territoriale. Il paesaggio giapponese però trae
la sua nota caratteristica oltre che dalla quella introdotta dall’uomo;
quest’ultima noi la vediamo spesso riprodotta nelle opere degli artisti e degli
artigiani nipponici. Tanto è l’amore atavico dei giapponesi per le loro culture
che si determinano dei veri pellegrinaggi per ammirare le prime fioriture di
ogni specie di piante: dei prugni in febbraio, dei ciliegi in marzo, dei glicini
in aprile, delle azalee in maggio, degli iris in giugno e, particolarmente del
loto in agosto e del crisantemo in novembre. Quest’ultimo in Giappone non è
consacrato a decorare le tombe, come da noi ma anzi è un simbolo di gioia e di
esso si adornano le spose. LA FAUNA
Svariate sono le specie di pesci lungo le coste nipponiche condotti dalle correnti marine; tipica e la balena nipponica e frequentissime sono le colonie di aringhe, sardine, merluzzi e sgombri. Le sardine e le aringhe soprattutto si pescano in quantià e formano la base dell’alimentazione dei ceti meno abbienti. ETNOLOGIA
GLI AINU
Quest’ultimi non sono di razza gialla, ma sono di stirpe Euripide, probabilmente
passata dall’Europa settentrionale in Siberia e di qui sono scesi poi nelle
isole dell’arcipelago giapponese. Hanno pelle bianca un po’ abbronzata, corpo
peloso,. Statura piuttosto alta, capelli neri folti e ondulati, barba e baffi
fluenti, tratti del volto rozzi e marcati, occhi diritti e privi della piega
mongolica. Gli
Ainu non risentirono dell’influenza di altri popoli immigrati nell’arcipelago
giapponese quale ad esempio l’immigrazione mongola e quella indonesiana, infatti
gli Ainu si isolarono, conservando così attraverso i millenni i loro caratteri
distintivi, sia fisici che spirituali tramandandosi di generazione in
generazione la loro chiusa civiltà, che è simile a quella di tutti gli antichi
popoli delle regioni artiche, sia europee che asiatiche ed americane. Gli
Ainu vivono generalmente in caratteristiche capanne dal gran tetto di paglia a
forma piramidale, ma talora anche in dimore seminterrate. Si dedicano in
prevalenza alla caccia e la pesca con armi primordiali; sono abili nella
lavorazione delle pelli (di carne, di foca, di salmone) e fanno anche tessuti
intrecciando strisce di pelli con ortica. Le donne usano tatuarsi il labbro
superiore prolungandone la linea a guisa di baffi. Gli
Ainu usano un linguaggio differente dal giapponese che cominciano ad intendere
soltanto ultimamente. Essi inumano i loro morti e praticano un culto animistico.
Il vulcano Tarumae è il loro monte sacro e le sorgenti di fuoco che vi si
trovano sono oggetto di un superstizioso culto. Gli
Ainu ritengono che l’orso sia imparentato con gli spiriti della montagna; ed è
appunto per propiziarsi tali spiriti che una volta l’anno, nel mese di Gennaio,
celebrano la “Festa dell’Orso” durante la quale immolano degli orsi; essi
credono così di far pervenire i loro messaggi agli spiriti della montagna.
I GIAPPONESI
I giapponesi appartengono
alla razza gialla, sono statura o media (m. 1,62) o piccola (m. 1,53) e
presentano i tratti somatici delle genti mongoloidi, cioè brevità degli arti,
sviluppo notevole del corpo rispetto al tronco, occhi scuri quasi sempre a
mandorla, capelli piuttosto lisci di color nero a rilfessi bluastri, tinta della
pelle tendente al bruno giallastro. In alcuni individui però la pelle è più
chiara e i tratti del volto sono marcati, simili a quelli della stirpe
indio-europea; altri presentano più marcati e netti i tratti mongolici;
certamente hanno corporatura fina ma vi sono individui di aspetto massiccio. Le
differenze somatiche dipendono probabilmente dal fatto che l’attuale popolo è
frutto, per così dire, della fusione di elementi mongolici, venuti dalla Corea e
di elemente subtropicali.
Comunque sia, i diversi elementi si sono mescolati e fusi da così lungo tempo,
che riesce difficile sceverarli nel popolo odierno. LA LINGUA
Il giapponese possiede infatti alcune forme grammaticali analoghe
alle coniugazioni e alle declinazioni, mentre il cinese non ne ha alcuna. Quanto
alla scrittura, i caratteri cinesi sono stati, come abbiamo detto, adottati in
due modi: attribuendo alla grafia cinese il suono della parola nipponica, oppure
leggendo il segno con la sua originaria pronuncia. Il che costituisce una grave
difficoltà per noi, perché uno stesso segno si legge in due modi.
LE RELIGIONI
LO SCINTOISMO
Nel Giappone esiste e fiorisce
un’antichissima religione politeista, mista di reverente timore per le forze
elementari della natura, di superstiziosi riti (per propiziarsi l’aiuto di
esseri o oggetti divinizzati), ed infine il culto degli avi: lo Scinto, le cui
misteriose origini si perdono nella notte dei tempi.
La
perpetuazione attraverso i secoli della dinastia imperiale, considerata schiatta
divina è per essi il segno tangibile del favore degli dei verso il popolo
giapponese; da ciò lo spirito di dedizione e di sacrificio che animano il
giapponese nei confronti del suo imperatore e quindi della sua patria.
Secondo lo Scintoismo il Giappone, la Maestà Imperiale e i giapponesi stessi
sono di origine direttamente divina ai “Kami”, cioè dei, viene tributato un
culto secondo i principi etici professati dal popolo nipponico con estrema
dedizione ed entusiasmo. La
suprema divinità è la dea della luce “Amate-Rasuomikan” ed, il sole, padre della
stirpe, regge il pantheon degli dei nipponici, che sono 800.000.000.
IL BUDDISMO
Ma i
giapponesi hanno un arte specialissima di saper affiancare o sovrapporre teorie
nuove alle antichecredenze cosichè nel volgere del tempo fu creato lo Scinto dal
duplice aspetto, che si fonde sulla credenza che ogni Kami sia stato una
reincarnazione del Buddha.
Bisogna tener presente che quando si parla di buddismo in Giappone, non si vuole
intendere il Hinayama “Piccolo veicolo” (che predica la salvezza per il monaco,
il quale nella meditazione raggiunge il distacco da ogni affetto), ma il
Mahayanao “Grande veicolo”, che fa sperare la salvezza per ciascun fedele il
quale si rivolga fiducioso ad adorare il fondatore della religione ormai
divinizzato e ben diverso dalla figura storica di Buddha.
L’introduzione del buddismo in Giappone diede un grande impulso alla civiltà
nipponica introducendo l’uso della scrittura che aprì una via nuova a questo
popolo. IL CONFUCIANESIMO
E IL TAOISMO
Il primo ebbe un notevolissimo e profondo influsso morale sui giapponesi, giacchè afferma essere virtù fondamentale la lealtà e la pietà filiale e regola minuziosamente i cinque tipi di relazioni umane (fra Signore e vassallo, fra genitori e figli, fra anziani e giovani, fra moglie e marito, fra amico e amico). Concetto base del confucianesimo è che lo stesso ordine regola tutto quanto l’universo. Tale origine è realizzato dalla “Via” (“Tao” in cinese); in essa è la norma morale umana. Dovere di ciascuno è vivere secondo lo statuto che gli è imposto secondo la classe sociale a cui appartiene. Da ciò si può capire quale importanza abbia avuto il confucianesimo nello sviluppo del potere imperiale in Giappone, in quanto il cielo dava al sovrano mandato a regnare ispirandosi alle cinque virtù celesti: saggezza, benevolenza, giustizia, forza, integrità. È ancora ai precetti di Conficco che si deve far risalire l’origine del Bushido (La “Via del guerriero”), rigido codice di amore del Samurai. Il taoismo insegna che la via per giungere alla saggezza e alla perfezione è la “Via di natura”. È un perfetto taoista colui che conduca una esistenza a contatto diretto con la natura, della quale ne studia le forze.
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